Dicono di me…
Alessandra Zacco
Come “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry Alessandro, con la sua pittura, visita e percorre mondi diversi, soffermandosi qui e là tra stanze aperte e chiuse, spazi intergalattici, oceani e mari, frammenti di cielo, uomini e donne che danzano nella luce della luna o fumano sigarette d’amore.
Il piccolo principe arriva, interroga e s’interroga, osserva e vive stupito e curioso tra scatole, spartiti, strumenti musicali, cassetti aperti e chiusi, silouettes di uomini e donne che hanno lasciato il corpo per diventare puro spirito, ma i loro abiti sono ancora pregni d’essenza terrena.
Ed ecco che odorano e vibrano, si muovono come entità di luce e d’anima in universi a volte silenziosi, a volte inesplorati, a volte ricchi di piccoli e grandi eventi, ma mai caotici o chiassosi.
L’iconografia è racconto e nella pittura di Alessandro Sala lo è anche il colore: una narrazione a sé, con vita e luce proprie. Il colore, per l’artista, è materia sensibile, “fotografica” che diventa protagonista dentro e oltre il quadro: e’ un percorso quasi mistico fatto di sfumature che si trasformano in musica quando, dopo lo sguardo, vi si posa anche l’orecchio e si diviene capaci di sentire al di là della prima intuitiva sensazione.
I colori di Sala riempiono ogni spazio di essenza viva, nettare di una pittura autentica e mai manieristica, che sa di salmastro, di profumi d’oriente, di terrazze adagiate sul mare, di fiori giganteschi e suggestioni surreali.
Osservare un quadro di Alessandro Sala equivale ad essere presi per mano e guidati in un itinerario immaginifico, ricco di sorprese, che come un mandala inizia e mai finisce.
Il miglior modo di fruire della pittura di Sala è guardare dentro e oltre il quadro perché si sa: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Non resta allora che sentire e farsi avvolgere dal gusto poetico di una pittura senza tempo fatta di osservazione distante, ma anche di pathos, brandelli di felicità e ricordo che si fa colore.
Liana Sciarrone
Mentre guardi un quadro di Alessandro Sala e i tuoi occhi sfiorano la tela, tu sei attratto dall’azzurro dal giallo dal rosso dal verde e hai voglia di restare lì. Sei dentro al quadro e continui a guardare i colori e gli oggetti. Senti le emozioni, inspiri il profumo del mare, della terra e subito, ricordi con tenerezza le sigarette che tuo padre fumava … e allora magicamente si apre la strada che congiunge sguardo cervello cuore con il mondo – vero – dipinto, e lì, immediatamente, tu fai l’incontro.
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I quadri di Alessandro Sala catturano la nostra attenzione attraverso modalità un po’ ipnotiche. Mentre guardiamo il quadro dentro di noi si attiva la seguente catena di pensieri inconsci “Il quadro è bello, lo ri-conosco mi ispira fiducia, sto bene”. Questo equivale a dire che ciò che avviene tra me, che guardo il quadro e il quadro stesso, aumenta il mio stato di armonia sia dentro di me che fuori di me. È giusto precisare che lo stato ipnotico – condizione assolutamente naturale e quotidiana – non è altro che uno stato speciale della mente, il quale permette un contatto suggestivo e concentrato dove l’attenzione attiva di chi guarda, e stimola sia l’immaginazione che la saggezza, (si tratta della saggezza universale) … appunto di colui che guarda.
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Cronista garbato avverte o meglio denuncia la vuota funzione protettiva di un abito. Il vestito non protegge l’anima, dentro al vestito non c’è nulla.
La nostra vera autentica identità si è perduta o è fuggita lontano? Non si sa, intanto quel pastrano dalle curve barocche vola nel vento.
La rappresentazione del vento che ricorre molto spesso nei quadri di Alessandro Sala stimola la nostra saggezza inconscia in vari modi.
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Un altro nucleo narrativo nei quadri di Alessandro Sala è rappresentato dagli alberi. Sono alberi particolari hanno radici e rami miseri inservibili. Infatti non si sono radicati nella madre terra, né il padre sole li ha resi fecondi. l’albero è un potente simbolo archetipico, appartiene cioè all’animo di tutti gli esseri umani. L’albero rappresenta l’essenza dell’uomo, una creatura che concilia l’alto con il basso, la terra con il cielo. La chioma rappresenta la capacità di comunicare con l’ambiente e la creatività, il tronco rappresenta l’io mentre le radici forniscono energia e vitalità.
F.S.
…La rigorosa impaginazione delle Sue opere evidenziante un ordine precostituito delle Sue “visioni” privileganti “tranches de vie” o intime filosofie esistenziali, non è mai statica o unidirezionale, ma bensì esprime una non comune dinamicità affidata non solo al segno/colore istintivo e pulsionale ma ai ritmi della Sua singolare pennellata gestuale, vorticosa, quasi “violenta”, forse a voler sottolineare una “poesia dell’azione” insita in una matericità pigmentale cromaticamente raffinata, derivante anche da una intelligente distillazione espressionista della materia…
Leone Gariano
…La sua pittura ha l’universalità dei moduli onirico-surreali, o, se vogliamo del transposotovismo: E questo scaturisce unicamente dalla sua mente, dalla sua stessa natura…
…Metafore oniriche, questo è il mondo di Sala in cui “tutto diventa un’altra cosa”. Il talento pittorico di Sala ci offre queste invenzioni tutte sue, sempre stupefacenti per chi le osserva. Va rilevato che si deve accreditargli il recupero di un mondo onirico ritenuto “forse” perduto, ma che è sempre stato vivo nel suo animo, nella sua mente. Senza alcuna somiglianza con pittori di questa disciplina del fantastico, Sala ha un suo stile personale, bisogna partire, per rilevarlo, dal fatto che l’artista dipinge non per logica riflessione ma per una sua naturale inclinazione all’onirico. Possiede quindi una sua autonoma posizione, come autonoma è la sua esperienza umana e l’orizzonte psicologico su cui si basano i fantasmi delle sua composizioni pittoriche… E comunque, l’incanto stupefacente d’ogni sua opera ha per chi sa vedere ed ascoltare un’altra voce, una sua poesia, al di là della tela ove rimane. (Leone Gariano pittore surrealista)
M.P.
…la scomposizione cubista dello spazio, per cui l’artista privilegia la piena visibilità degli oggetti a scapito della loro correta collocazione prospettica, e la costruzione di una dimensione della memoria che richiama l’operare di Chagall. Ma mentre lo spazio dei cubisti e quello di Chagall sono caratterizzati dalla non-praticabilità, quello di Sala è invece uno spazio tutto percorribile, affidato ad una visibilità che può esere sollecitata dalla memoria ma anche provocata da una mobilissima fotorecezione retinica e al tempo stesso psicologica… I colori stesi a dense campiture espressioniste, fanno da sostegno alla credibilità delle immagini legittimando l’oniricità delle atmosfere ed il loro clima fantastico. (M.P.)
G.S.
…Quella di Sala è una pittura intrisa di emozionalità e di phatos introspettico e scenografico, in cui sono protagonisti il provocatorio senso del colore e gli allusivi effetti luministici… Le composizioni ideate da Sala vertono su emblematiche visioni. Egli inquadra oggetti d’uso quotidiano, interni abitativi, spazi paesaggistici e li proietta, li fa vivere in una dimensione levitante, ironica, sarcastica, poetica , che non conosce leggi fisiche, nè spazio e tempo. Tutto fluttua e si muove nei soggetti quasi psichedelici messi in atto dal pittore: sigarette, tazze, letti, piante, case, condomini fra le stelle; alberi volanti, vicoli fatiscenti di vecchie città inondati da clima di festa… Sala crea il suo mondo senza barriere, che spalanca finestre sull’immaginaria e nell’entità dell’utopia. (G.S.)
Candice Bonaparte
“Entro nel quadro, era aperto, come una finestra; dentro la finestra, scorreva un vento privo di stagionalità. Un vento il cui nome, nella Rosa dei venti, non è scritto.
In questa finestra è sempre notte, una notte brillante, satura come il lapislazzuli, un azzurro che produce luce, non ne introietta. Passato il limite del dipinto, accadono le forme delle sue tridimensionalità, una forza misteriosa estirpa il pieno, conduce nel vuoto delle onde, rafforza un gioco di assenza, e fa comparire qualcosa di invisibile.
Il pittore dipinge con coraggio, oppure con assenza, in questo caso siamo nel coraggio. Alessandro è entrato nel solco dell’anatomico, lo ha annullato, decostruito, annusato, e da quelle particelle, come fosse pervenuto un messaggio cosmico, ecco lui ha generato nuove anatomie. Le anatomie dell’invisibile, del percepito. Si: siamo nel coraggio.
Sala tocca le persone senza dipingerle, una pittura dell’animico, molto contemporanea, apparentemente sbarazzina, apparentemente facile, come se quelle stelle appese nel blu solido fossero decorazioni, mentre sono azioni.
L’angoscia viene dissipata, ci sono delle certezze. Provengono da una armonia compatta, come un suono sacro, perfetto. Quel suono svezza ogni punto del dipinto, svezza l’irreale e lo rende reale. La musica non la vediamo, la possiamo solo sentire; e qui ogni momento visivo è strumento, e possiamo sentire l’invisibile, ascoltare il non detto.
Non possiamo avere paura, qui si tratta di vita liberata, ci sono le catene per non cadere, e son fatte di vento, catene che non fanno male, che non spezzano, che non dividono, che non passano per le pareti dell’impossibile. Stiamo intuendo il possibile. E lo facciamo inevitabilmente sospesi in volo, un volo scoperto, presente.
Nulla accade dietro le quinte, in queste opere lucide, nitidisisme.
Si riceve il dono della possenza, quella possenza del sentire, che soltanto chi osa può incontrare. I titoli, sono talmente dolci, e hanno lo spessore della glassa sulla torta, non sono un di più, non si sovrappongono per coprire, sono titoli di accompagnamento. In onore.
Eppoi qui il cielo ha anche un profumo, no, non è il profumo della notte, c’è il profumo dell’aria quando sfiora fratello mare, infatti questo cielo vibra, più che vibrare si muove, sussulta, come se lo stessimo toccando, come se.. vi stessismo nuotando!
Lo sguardo diventa fisico, capace di solcare l’opera, e il viaggio non è della mente, stiamo accorpati fisicamente a questa pittura compatta, ove le trasparenze sono le sfumature del rispetto, dell’intenzione, della fluidità che ci viene concessa, proprio in questo non venire espressa.
Eh.. le tracce del surreale, del metaforico, dell’onirico, del chiromantico, del fachirico, del mediatico, dell’astrologico? No.. la magia più palpabile, la più sorprendente: il suono del presente, l’attimo.
Adesso, adesso, adesso.”
Carmen Romeo
“Abbandonatevi alle pitture di Alessandro Sala, vi verrà voglia di attraversarle e toccarle con mano”…
Ecco quello che, a mio avviso, suscitano i dipinti di Sala.
L’artista invita a farsi catturare dalle forme da lui create e a farsi ammaliare e coninvolgere dall’inebriabile e stravolgente gamma cromatica della sua pittura, in un turbinio di sensazioni tali da essere rapiti totalmente.
E’ da questo distacco con la realtà che viene innestato nell’osservatore, che avviene l’incontro con una realtà “altra”, che altro non è che la dimensione onirica che l’artista ha della vita e del suo trascorrere. Sono le “sue visioni” le protagoniste. Un fluttuare di forme, che pur raffigurate nella loro estrema matericità, appaiono completamente “stravolte” e quasi trasformate in oggetti “fluidi”, perchè é il flusso della pittura dell’artista che prima ancora di farsi pittura è un flusso di idee, emozioni, catarsi stessa.
La pittura di Sala è materica, vibrante per quella sua superficie che emerge in tutta la sua evidenza e lungo tutta l’estensione dei singoli dipinti – l’artista opera con sabbie e pittura applicando quest’ultima su un sottile strato di imprimitura adagiato sul supporto – da spingere l’osservatore a “volerla toccare con mano”.
Pravalgono i “colori caldi” delle terre rosse, aranciate, ma anche laddove Sala fa un largo uso dei blu e agisce con i “colori freddi”, a questi ultimi l’artista conferisce una brillantezza tale da essere ugualmente e sorprendentemente ancora più caldi di quelle tonalità definite tali.Ora vorrei parlarvi delle opere in ceramica, ultime creazioni dell’artista che ha riscoperto e ripreso l’attività della scultura da sempre la sua passione più grande.
Anche nelle sculture Sala ha impresso il medesimo “farsi” che si coglie nei suoi dipinti: queste opere, pur nella loro concreta e definita forma, sembrano muoversi e “trasformarsi”, e l’osservatore si trova ad attendere la loro metamorfosi, sembrano semplici t-shirt e camicie, ma in realtà sono oggetti pronti a “sciogliersi” e ritornare materia deforme sotto i nostri occhi…
Questa è per me l’opera di Alessandro Sala.
Carmen Romeo
Storica dell’arte